Bernhard Rüdiger presenta a Base due opere recenti: Manhattan Walk (After Piet Mondrian), del 2002 e Le drapeau noir – Mosquitos, del 2003.
Inaugurazione: mercoledì 16 aprile dalle ore 18
16 aprile / 28 maggio 2003
Manhattan Walk (After Piet Mondrian), 2002
Broadway West, Manhattan Bridge, 10 aprile 2001, ore 16.30.
Registrazione acustica su carta fotografica montata su tubi di PVC, 210 x 980 cm.
Su due rotoli di carta fotografica appaiono onde luminose quasi simmetriche. Si tratta di suoni, che attraverso un trattamento computerizzato vengono rivelati dalla carta fotosensibile.
Il progetto doveva essere realizzato inizialmente in Palestina, come documento di un conflitto estenuante ai confini del mondo occidentale.
Cosciente del limite del mezzo fotografico e di un atteggiamento documentarista, Bernhard Rüdiger ha deciso di interessarsi ai suoni, che ancora più dell’immagine rivelano un inquietudine crescente. “Fotografare” un conflitto, che sarebbe esploso di lì a poco, non per mostrarne attraverso un immagine fissa la realtà distante, ma per riprodurne l’esperienza della tensione. Lo spettatore si trova di fronte a fotografie di onde acustiche che si srotolano sulla parete come paesaggi, e richiedono un’interpretazione, un’esperienza. L’esplosione della seconda Intifada non ha reso possibile il progetto.
Dopo qualche mese d’esitazione Bernhard Rüdiger ha deciso di fissare i suoni dello stesso conflitto, non ai limiti della cultura d’occidente, ma nel suo centro economico: nel mese di aprile 2001, ha effettuato un percorso di circa 60 km nella metropoli di New York, a Manhattan, Brooklyn e Queens. L’attualità inquietante di questo lavoro fotografico è legata agli eventi dell’11 settembre 2001, ma anche alla guerra in corso.
Così come Piet Mondrian nelle serie Boogie Woogie e New York City, 1942/44, aveva fissato con rotoli di scotch colorato il carattere indeciso della metropoli americana, tra indifferenza e tragica partecipazione al conflitto europeo, così Bernhard Rüdiger rivela la tensione sonora d’un affaccendarsi incosciente della cultura occidentale, immemore della violenza che la rende vulnerabile ai propri confini.
Le drapeau noir – Mosquitos, 2003
Motori elettrici, altoparlanti e plastica. Tre elementi di 80 x 30 x 30 cm circa.
Dei motori di trenini elettrici girano a vuoto posati su tre altoparlanti. Alati come insetti, sembrano volersi staccare da una carta moschicida. Le loro ruote graffiano l’altoparlante. Quest’ultimo è collegato ad un amplificatore come fosse un microfono; il fracasso è riprodotto da ulteriori altoparlanti fissati al muro.
Rüdiger si è interessato in questi ultimi anni alla costruzione di sculture che producono suoni. Un suono che riempie lo spazio di frequenze basse ed ultrabasse.
Queste onde attraversano i corpi degli spettatori immergendoli nello spazio vibrante della scultura. Il suono “concreto” del graffiare delle ruote dei trenini produce delle frequenze inquietanti che ricordano il rombo d’un aereo.
La traduzione diretta del suono e la sua occupazione spaziale, sono un’energia che per l’artista si riallaccia direttamente ad alcune esperienze Fluxus. La realtà del mondo fisico (la sua natura energetica, il suo “fluire”) e le conseguenze dell’agire umano sono qui materia poetica, ma anche dimostrazione di realtà. Una realtà concreta che è inevitabilmente politica.
Le drapeau noir è il titolo di uno strano quadro del 1937 di Renè Magritte. Delle macchine alate, fantastiche e inquietanti, riempiono un cielo plumbeo.
Bernhard Rüdiger (Roma, 1964) è tra i fondatori dello spazio di Via Lazzaro Palazzi a Milano, vive a Parigi dal 1994.
Tra le mostre recenti ricordiamo: “Special dédicasse” al Museo di Rochechouar, 2003; “Manhattan Walk (After Piet Mondrian)”, Galerie Kringst-Ernst, Köln, 2002; “Bernhard Rüdiger – Veit Stratmann”, CRUCE, Madrid, 2002; “Autoportrait en accumulateur célibataire”, Galleria Christian Stein, Milano, 2000; Galerie Michel Rein, Paris, 2000; Centro d’arte “La Galerie”, Noisy-le-Sec, Paris, 2000; “Spazio Aperto”, Galleria d’Arte Moderna di Bologna, 2000. Nel 2001 ha pubblicato una raccolta di testi ed immagini sulle opere degli anni novanta: “Nove incubi scritti sull’arte; un capriccio”, ed. Au même titre, Paris e Hopefulmonster, Torino.