BASE PROGETTI PER L'ARTE

FRANCESCO ARENA

“UNA CARTOLINA, UN PASSO, UNA LINEA E UNA PIETRA”

Inaugurazione: sabato 19 settembre / ore 11-19
19 settembre / 19 ottobre 2020

La visita alla mostra è contingentata per rispettare le norme di sicurezza anti Covid-19. L’artista e il collettivo di Base saranno a disposizione durante l’orario dell’opening.

BASE / Progetti per l’arte presenta sabato 19 settembre, dalle ore 11,00 alle ore 19,00, la mostra che l’artista Francesco Arena ha ideato specificatamente per il luogo e per la ripartenza delle attività dopo il lockdown. “Una cartolina, un passo, una linea e una pietra” è il titolo che identifica in modo lucido ed essenziale i singoli oggetti scultorei che permettono di stabilire un dialogo intenso con l’idea dell’atto creativo, con la storia dello spazio no profit – che quest’anno compie ventidue anni–, oltre che con il personale tempo di fruizione del singolo visitatore.

Il progetto di Francesco Arena per Base “Una cartolina, un passo, una linea e una pietra” è composto da opere che, come spiega l’artista stesso, “hanno a che fare con la stratificazione del tempo, l’aggiungere e il togliere. La cartolina è quella dell’invito e le sue dimensioni di cm 10,5×15 corrispondono alla milleottocentonovacinquesima parte della superficie di Base. Un passo è il parallelepipedo lungo di 68 centimetri, la lunghezza media di un mio passo, largo e alto dieci centimetri. E’ realizzato, contrariamente a tutte le mie sculture che si basano sulla misurazione, non con un materiale resistente come il bronzo, bensì con il fango di marmo che viene prodotto nella lavorazione del taglio del marmo. Su una delle due estremità della faccia superiore è incisa la cifra X 71.806 corrispondente ai passi in meno che ho fatto nel marzo del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Condizione dovuta alla quarantena causata dalla pandemia mondiale e per questo porta il titolo di “Passi persi (marzo 2020)”. Inoltre, “una linea” e “una pietra” citate nel titolo della mostra corrispondono – la prima – ad una serie di bustine di zucchero il cui contenuto è consumato solo per metà dall’artista durante il quotidiano rituale del caffè e che disposte in fila formano la misura di un metro; mentre – la seconda – ad una pietra che, tagliata della stessa larghezza della testa dell’artista, porta incisa sulle due facce lisce le frasi: “In my beginning is my end” e “In my end is my beginning”. La mostra, nella sua interezza, si rivela come una riflessione ampia sull’eredità del Modernismo, così come sulla necessità di rileggere radicalmente la funzione e la necessità oggi del monumento pubblico. L’artista riesce a proporre tutto ciò a partire da un’indagine rigorosa sugli strumenti di misurazione (il metro, il passo, la scansione del tempo in secondi) che da sempre l’uomo si fornisce per dare ordine al fluire irruente e imprevedibile della vita.

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