LA FAVOLA DELLA MELA
Inaugurazione: venerdì 10 settembre / ore 17-20
10 settembre / 10 novembre 2021
martedì e sabato dalle 18 alle 20
Per accedere a Base / Progetti per l’arte è necessario esibire il Green Pass.
La visita alla mostra è contingentata per rispettare le norme di sicurezza anti Covid-19.
L’artista e il collettivo di Base saranno a disposizione durante l’orario dell’opening.
Base / Progetti per l’arte presenta venerdì 10 settembre 2021, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, la mostra che Jose Dávila ha ideato specificatamente per lo spazio. Il progetto è costituito da due installazioni scultoree site specific che, attraversando i due ambienti dello spazio non profit di Firenze, entrano allo stesso tempo in conflitto e in sintonia tra di loro. Una roccia sospesa, un tubo di metallo circolare destinato alle costruzioni, un palloncino bianco, una pietra a terra e infine una mela in bronzo sono gli elementi che l’artista messicano pone in un inedito dialogo pieno di tensioni visive e fisiche. L’obiettivo è quello di approfondire, da punti di vista differenti, alcuni temi ricorrenti nel suo lavoro, come la nozione di equilibrio e di straniamento, di scultura e di monumento, di ordine strutturale e caos generativo, fino a porre la questione su cosa si possa intendere oggi con il concetto di naturale o di moderno. Il centro dell’esperienza che Dávila propone allo spettatore è legata alla visualizzazione, alla volontà di sfidare o di sovvertire gli effetti della gravità. Sono queste tensioni – secondo l’artista – che hanno plasmato e influenzato la storia della scultura – dall’antica Grecia al Rinascimento, dal Neoclassicismo al Modernismo, al pari della ricerca della manipolazione dei materiali o della sintesi di una forza simbolica specifica.
“La favola della mela, titolo della mostra, è un simbolo perfetto di come funzionano i sistemi di comunicazione tra cui la scienza e l’arte. Sistemi che hanno la capacità di agire come veicoli narrativi per introdurre concetti astratti nel regno del quotidiano. Le sculture, all’interno di questa mostra, possono essere viste, al pari di gesti intermedi, a metà tra la distruzione incombente e la permanenza immutabile. È la messa in scena di un istante che si espande all’infinito. In parte è una critica al presente espanso dell’oggi tecnologico, dove tutto sembra che avvenga solo qui e ora, ma anche un modo per riflettere sul nostro passato, sul modo di ricordare e di conseguenza sulle modalità di costruzione del nostro futuro”. Con queste parole Dávila descrive il suo intervento a Base specificando inoltre che “utilizzando l’oggetto mela come metafora di una delle più eminenti leggi della fisica (pensiamo alla teoria di Isaac Newton) e contemporaneamente fungendo da simbolo dell’umanità cristiana-occidentale (la rappresentazione del peccato originale), punto a proporre un’esegesi della tradizione della scultura minimalista anni ’60, ricorrendo a un vocabolario orientato all’esperienza delle forme che metto in risalto per mezzo della specificità dei loro materiali.”