BASE PROGETTI PER L'ARTE

DEIMANTAS NARKEVIČIUS

THE FIFER

Inaugurazione: venerdì 3 dicembre 2021 / 17 – 20
3 dicembre 2021 / 9 febbraio 2022

La visita alla mostra è contingentata e fruibile previa esibizione di Green Pass nel rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19.
L’artista e il collettivo di Base saranno a disposizione durante l’inaugurazione.

Base / Progetti per l’arte presenta venerdì 3 dicembre 2021, dalle ore 17:00 alle ore 20:00, il progetto dal titolo The Fifer che Deimantas Narkevičius, artista lituano, aveva ideato prima della pandemia appositamente per lo spazio non profit di Firenze – spazio fondato e gestito dal 1998 da un collettivo di artisti di differenti generazioni –  e che dopo la presentazione di sue differenti versioni a Parigi e a Vilnius approda finalmente a Firenze nel luogo dove era destinato fin dall’inizio.

L’installazione The Fifer è composta da minimi e semplici elementi che prendono la forma di un video olografico, di una scultura di un flauto e di due fotografie incorniciate in b/n ed inoltre da una melodia emessa tramite due apposite casse. Il flauto si presenta nella sua essenza – o come suo fantasma – in quanto proposto come fusione in bronzo del suo interno ed esposto su di una mensola con i quattro pezzi che lo costituiscono in sequenza. Lo schermo olografico permette, invece, la manifestazione dell’immagine volumetrica di un usignolo, che vola dentro e fuori dal nostro campo visivo. Questo volatile digitale riproduce i ritmi e le melodie degli usignoli in natura, mescolandosi però ai suoni naturali imitati da un flauto. Il dialogo tra naturale e artificiale, tra copia e originale si intrecciano senza soluzione di continuità. La stessa tensione è messa in scena anche dalle due fotografie esposte, una delle quali è un pezzo d’archivio degli anni ’20, l’altra la ricostruzione digitale della simulazione della scena vista dall’esterno, ovvero da fuori la finestra.

Il progetto che Deimantas Narkevičius ha pensato per lo spazio di Base scaturisce, in una libera interpretazione poetica, dall’osservazione attenta di una fotografia d’archivio in bianco e nero degli anni ’20. Il soggetto è un giovane vestito in uniforme militare che suona un flauto in una stanza scarsamente illuminata, mentre, seduto sulla sua sedia, sta guardando verso l’orizzonte attraverso il vetro ghiacciato della finestra. All’esterno si intravede un giardino d’inverno di una serra vetrata, luogo dove ipoteticamente l’artista immagina che viva l’usignolo del suo video. E’ come se Narkevičius con la sua mostra avesse voluto dare forma a un luogo insolito in cui è possibile immaginare i tipi di melodie o i suoni prodotti da questo giovane che suonava per un pubblico immaginario. I temi della progettazione del futuro, della solitudine, dei doveri verso lo stato, ma anche la questione della leggibilità delle tracce che il singolo essere umano lascia con la sua esistenza a favore del sapere collettivo sono centrali in questo progetto che, dopo la pandemia, acquista nuove implicazioni di senso.

Il centro propulsivo di questa mostra, come accade per tutti i progetti dell’artista lituano, è ravvisabile nella necessità di riattivare una memoria pubblica latente con cui riflettere sui termini attuali di comunità e di appartenenza. Tale sfida è sempre all’insegna del non voler incedere nella malinconia del ricordare il tempo che fu, bensì nell’individuare una nuova ritualità collettiva con cui superare dei momenti di crisi che possono essere sia personali che pubblici.

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