BASE PROGETTI PER L'ARTE

(Italiano) SURASI KUSOLWONG

CHANGING (I THINK THERE IS SOMETHING GOING ON HERE)

Inaugurazione: Venerdì 15 febbraio 2007, dalle ore 18,00

16 febbraio / 20 marzo 2008

BASE / Progetti per l’arte inizia il suo decimo anno di attività presentando venerdì 15 febbraio dalle ore 18 un intervento di Surasi Kusolwong appositamente creato per l’occasione dal titolo “Changing (I think there is something going on here)”: una riflessione sul sistema dell’arte e sulla situazione politica mondiale attuale.

PENSO CHE STIA ACCADENDO QUALCOSA QUI.

CAMBIAMENTO

PENSO CHE STIA ACCADENDO QUALCOSA DI GIUSTO QUI.

PENSO CHE STIA ACCADENDO QUALCOSA DI SBAGLIATO QUI.

PENSO CHE STIA ACCADENDO QUALCOSA DI GIUSTO E DI SBAGLIATO QUI.

PENSO CHE STIA ACCADENDO QUALCOSA.

PENSO CHE STIA ACCADENDO QUALCOSA DI ABBASTANZA NORMALE QUI.

PENSO CHE LA PROTESTA SIA QUALCOS’ALTRO.

L’artista descrive così il suo intervento: Nella prima stanza 20 luci circolari e fluorescenti installate casualmente sulla parete circondano e avvolgono sei collages le cui immagini associano pubblicità lussuriose a riferimenti di arte povera, minimalista e concettuale, mischiandole anche con immagini popolari, di movimenti sociali e politici. Sul pavimento 7 specchi rettangolari disegnano un angolo a 45 gradi e sopra di essi un oggetto d’argento penderà dal soffitto. Questi elementi definiscono il contesto e predispongono il luogo per far accadere delle cose il giorno dell’inaugurazione. Una donna bella e affascinante entrerà nella stanza e appenderà il reggiseno all’oggetto d’argento. Successivamente un uomo e una donna con delle piccole frasi scritte sul corpo cammineranno verso il pubblico. E’ proprio in questo far vivere il luogo e stare nel luogo che consiste l’opera di Surasi Kusolwong, più che nell’osservare in maniera passiva i singoli oggetti che si troveranno lì. Il progetto per BASE, come tutti gli altri suoi interventi, più che una performance risulterà in un happening collettivo in cui tutti i partecipanti sono allo stesso modo attori e autori di quell’istante e di quel risultato che chiamiamo arte.

Surasi Kusolwong, (Ayutthaya, Tailandia, 1965) vive e lavora a Bangkok. Surasi Kusolwong si fa conoscere alla scena internazionale dell’arte con le sue installazioni/happening dei Free Market. Ogni oggetto è venduto al prezzo unico di un dollaro o di un euro e sono tutte le cose che di solito consideriamo kitsch: oggetti e gadget per la casa, per lo più in plastica colorata e vistosa, di produzione industriale. Sono oggetti triviali e oggetti magici da accumulare e sistemare in scaffali privati atti a collezionare la propria memoria. Surasi con questo tipo di intervento trasforma il consueto spazio asettico da “white cube” in un tipico mercato di strada Tailandese, con musica e una colorata dimensione pop, per creare un evento in cui non ci sono gerarchie tra artista e fruitore, tra museo e negozio e tra una cultura e l’altra. Infatti, tutti i presenti, appropriandosi degli oggetti esposti, sono i diretti protagonisti dell’evento/opera, la quale riporterà quello stesso spazio alla originaria minimalista atmosfera di vuoto tipica degli spazi dell’arte. Kusolwong, proponendo il momento della fruizione come opera stessa, realizza una critica ironica e propositiva alla società dei consumi ed alla globalizzazione che livella qualsiasi differenza. Questo tipo di intervento è stato realizzato in diverse occasioni, tra le quali ricordiamo l’edizione del 2001 di Arte all’Arte in Toscana a cura di Pier Luigi Tazzi e Jerome Sans e nel 2006 quella della Turbin Hall alla Tate Modern di Londra, risultando sempre una cosa diversa e unica. Quello che accomuna i suoi interventi è il momento della condivisione collettiva di quelmomento specifico, far irrompere la vita nello spazio asettico dell’arte e la stratificazione di vari riferimenti e usi diversi degli oggetti a livello culturale. Alla Biennale di Istanbul del 2003 presentò un luogo in cui poter fruire di massaggi Tailandesi e alla Biennale di Venezia una stanza in cui si poteva respirare dell’ossigeno puro. Entrambi i due lavori definivano luoghi altri, spazi di sosta per una pausa nella visione della mostra internazionale con cui porre l’attenzione anche a noi osservatori, per non perdersi e sparire del tutto negli oggetti osservati.

Tra le sue recenti mostre ricordiamo: Baltic Centre for Contemporary Art, Gateshead (2006); Kunsthalle, Vienna (2005); Rooseum Center for Contemporary Art, Malmö (2004); Biennale di Lione (2005), Biennale di Istanbul, Biennale di Venezia, Biennale dell’Havana, “Happiness – A Survival Guide for Art and Life”, Mori Art Museum, Tokyo (2003); “Urgent Painting”, Musée d’Art Moderne, Parigi; Palais de Tokyo, Parigi; Kwangju Biennale (2002); Berlin Biennale (2001); Museum of Contemporary Art, Tokyo (2000); Biennale di Sidney del 1998.

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